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marchiati

marchiati

Alessandro Russo
come ’ndrangheta, stampa e tv
hanno inventato la nuova “calabrofobia”

collana IMPRONTE [I3], Rc, SABBIAROSSA
I ED maggio 2014
ISBN 9788897656180 | Facebook
152 pagine | € 13 | formato 14×21 rilegato, brossura

opera originale di copertina“marchiati”
acrilico su tela, 20×30, © 2014
di Caterina Luciano


Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l’errore e il contrario di un errore fosse la verità.
Oggi una verità può avere per contrario un’altra verità altrettanto valida, e l’errore un altro errore.

Ennio Flaiano


Marchiati – come ’ndrangheta, stampa e tv hanno inventato la nuova “calabrofobia” è un libro-inchiesta sugli stereotipi costruiti a tavolino per essere dati in pasto all’opinione pubblica. Il racconto in parallelo di come la ’ndrangheta stia uccidendo il futuro di un popolo e di come stampa e tv nazionali alimentino il pregiudizio, marchiando a fuoco ogni calabrese, come si fa con il bestiame o con una stirpe maledetta.

Alessandro Russo si chiede: come si è arrivati al punto che il termine“calabrese” risuoni quasi come una minaccia, portando con sé qualcosa di sinistro? O che la Calabria sia immaginata come una selva oscura? L’ultimo decennio di storia giornalistica parla chiaro. Mentre lo Stato combatte una dura guerra contro la ’ndrangheta, mentre un popolo paga il dazio di essere nato in una terra dove vivere con dignità e onestà porta in sé il rischio di morire per mano armata, succede che si confondano vittime e carnefici. Succede che calabrese sia uguale a ’ndranghetista, come se la violenza fosse una tara genetica di chi nasce in questa terra. Succede che la ’ndrangheta uccida persone e libertà, i giornali e le tv trasformino un pezzo di verità in una verità stereotipata che narra una Calabria con la lupara nel cervello.

la calabrofobia

Il sentimento anticalabrese aveva già subito una mutazione negli anni dell’anonima sequestri e della guerra di mafia.
Ma è dopo il delitto Fortugno e la strage di Duisburg che il pregiudizio si trasforma in un mostro alimentato dalle radiazioni di stampa e tv.

La Calabria è la terra dei mafiosi e dei Cetto La Qualunque, de “il compare del mio compare è tuo compare”, delle donne che vivono nel Medioevo.
Ogni episodio è la prova che la tara genetica esiste davvero: dal folle gesto di Luigi Preiti all’omicidio di Fabiana Luzzi, dall’uomo dato in pasto ai maiali all’uccisione di un bimbo di tre anni.

Un pregiudizio che si alimenta di inchieste truffa, come quella della Bbc, di interviste rubate, di telecamere nascoste, di luoghi comuni pronti a rivestire qualunque fatto. Persino i successi degli studenti calabresi diventano oggetto di una dura discussione, perché da queste parti anche i voti alti sono sospetti.