Paola Bottero e Alessandro Russo. Un’accoppiata vincente protagonista all’Excelsior Palace Hotel giovedì 16 ottobre, alle ore 18.30, del salotto letterario condotto da Milena Privitera per “Spazio al Sud”, la rassegna culturale ideata ed organizzata da maggio a dicembre 2014 dall’associazione “Arte & Cultura a Taormina”, presieduta da MariaTeresa Papale, patrocinata dal Comune di Taormina, Taormina Arte, Associazione Imprenditori per Taormina e sponsorizzata dall’Associazione Albergatori di Taormina, il Metropole Taormina Maison d’Hôtes ed Ottica Fiumara. Perché giornalisti, scrittori – e da un paio d’anni anche editori – Paola Bottero e Alessandro Russo sono uniti nella vita, nel lavoro e nella denunzia contro ‘ndrangheta e ‘ndrine per una Calabria migliore: raccontare per cambiare il clima diffusamente “pesante” che si respira in fondo allo Stivale, una terra bellissima ma sfregiata dalla criminalità diffusa, è diventato la loro quotidianità ed il loro fine.
A Taormina, per sabbiarossa Edizioni, presenteranno rispettivamente Carta vetrata e Marchiati, i loro due ultimi libri. Forti, veri, frutto di un’impietosa analisi di un territorio massacrato dalla ‘ndrangheta ma al contempo ricco di associazioni e singoli cittadini che manifestano, in vari modi, il loro dissenso e la loro speranza, la voglia di legalità e “normalità” che anima la maggior parte della società calabrese che non vuole più essere ostaggio delle ‘ndrine. La descrizione lucida e feroce della società calabrese di questi anni e la mancanza di qualsiasi giudizio “preconfezionato” rendono la lettura di entrambi i testi intensa, empatica, consapevole.
La Bottero, giornalista e scrittrice piemontese, dopo un’intensa attività professionale come esperta di comunicazione e di sviluppo strategico che l’ha vista collaborare con Istituzioni nazionali e locali, ha fatto della Calabria la sua terra d’adozione, e da anni si batte con il suo sguardo “del Nord”, libero da condizionamenti, con i suoi scritti e la sua attività perché le cose cambino in una regione di cui è visibilmente innamorata, “bellissima e maledetta”. Una sorta di “guerriera” della “buona vita” calabrese che con penna e computer alla mano lotta contro la presenza soffocante e violenta della “malavita”. Raccontando la storia di Ciccio Inzitari, ennesima vittima innocente – ad appena diciotto anni – della ’ndrangheta calabrese in Bianco come la vaniglia (presentato da “Arte&Cultura” nel novembre 2012). Denunziando i poteri forti della Calabria in Ius sanguinis. Immaginando nel fanta-noir ‘Ndranghetown l’unione mafiosa delle due sponde dello Stretto grazie alla costruzione del Ponte. Firmando con Alessandro Russo il diario Senza targa, viaggio nella “buonavita” della Calabria e, sempre con Russo ed altri, il libro-inchiesta La ‘ndrangheta davanti all’altare, prima raccolta organica sui rapporti tra Chiesa e mafia in Calabria. Fondando, con Alessandro Russo ed alcuni colleghi giornalisti, l’organo di informazione on line Scirocco news e la casa editrice Sabbia Rossa. In questo suo quarto romanzo, Carta vetrata, un noir “calabro” che ha come protagonista Demetrio Romeo, giornalista tanto “accomodante” al punto da scendere a patti e compromessi con chi può fargli comodo in nome di una vita agiata e di successo, Paola Bottero racconta le dinamiche del mondo dell’informazione che non è fatto solo di passione e dedizione ma si rivela un mondo fatto di ambizioni smodate e vuota superficialità assurta a sostanza, un “grande circo mediatico” in cui tutti diventano pedine di un sistema basato sull’audience, sulla spettacolarizzazione, sull’apparire a tutti i costi.
Anche Alessandro Russo, dopo le numerose esperienze politiche maturate nei movimenti giovanili e per oltre 15 anni caporedattore centrale del Quotidiano della Calabria, prima di dimettersi per ritornare all’impegno in prima linea, punta il dito contro il mondo dell’informazione e le sue patologie nel suo Marchiati. Una sorta di amara “rassegna stampa” della raffigurazione mediatica della Calabria e dei calabresi, dagli anni ’80 ad oggi, farcita di luoghi comuni, semplificazioni, accostamenti impropri fatta da giornalisti superficiali che alla verità ed alla sua ricerca hanno preferito una sua rappresentazione di maniera. Un lungo elenco che parte dall’infelice incipit dell’aprile 2013 della cronista del Tg La7 – “La ‘ndrangheta non c’entra nonostante le origini calabresi dell’uomo…” – con cui la giornalista raccontava della sparatoria compiuta da Luigi Preiti contro alcuni carabinieri in servizio davanti a Palazzo Chigi, e che minuziosamente dà conto dei giudizi frettolosi, negativi, indiscriminati sulla Calabria e sui calabresi, costruiti a tavolino dagli operatori dell’informazione sulla base di una sorta di iconografia necessariamente ‘ndranghetista; giudizi che hanno marchiato in maniera quasi indelebile una terra ed un popolo “come si fa con il bestiame o con una stirpe maledetta”. Ma il libro di Russo non è solo un “J’accuse” verso una certa rappresentazione mediatica della Calabria: è anche un racconto, orgoglioso, di quella Calabria vera, bella e pulita e di quei Calabresi che, lontano dagli spot delle vetrine mediatiche, “resistono”, cercando di riappropriarsi della propria terra e rendendole onore col fare, giorno per giorno, il proprio dovere: notizie di una realtà positiva e portatrice di speranza per il futuro della regione che i giornalisti calabresi dovrebbero cominciare a “far passare” più frequentemente nel panorama dell’informazione, nazionale e non.