Passato il 15 settembre in Senato, approvato definitivamente il 4 ottobre dalla Camera, l’A.C. 3317-3345-B istituisce un nuovo Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e delega il Governo a ridefinire due discipline: quelle del sostegno pubblico all’editoria e all’emittenza radiofonica e televisiva locale e quella relativa a profili pensionistici dei giornalisti e alla composizione e competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Reca disposizioni sui giornalisti, sul sistema distributivo e sulla vendita dei giornali e disciplina la procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, la sua durata e il limite massimo retributivo per amministratori, dipendenti, collaboratori e consulenti del soggetto affidatario della concessione.
Un titolo che è un riassunto: “Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”.
il fondo
Il Fondo, ripartito annualmente tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dello sviluppo economico, esclude esplicitamente dai contributi gli organi di informazione di partiti o movimenti politici e sindacali, periodici specialistici, imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in borsa.
Oltre all’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, conferisce deleghe al Governo per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza locale, per riordinare la disciplina pensionistica dei giornalisti (che dovrà allinearsi con la disciplina generale) e per razionalizzare composizione e competenze del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti (60 anziché 36, il numero massimo dei componenti del Consiglio dell’ordine dei giornalisti). Detta disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici, introduce un riferimento all’equo compenso dei giornalisti, detta nuove disposizioni per la vendita dei giornali, prevedendo la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita. E punisce l’esercizio abusivo della professione di giornalista: “Nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’elenco dei professionisti ovvero in quello dei pubblicisti dell’albo istituito presso l’Ordine regionale o interregionale competente. La violazione della disposizione del primo periodo è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale, ove il fatto non costituisca un reato più grave”.
cambiano le regole sul diritto d’autore
Le novità introdotte dal Ddl prevedono l’impossibilità di citare qualsiasi testo: il presidente di Anso (Associazione nazionale stampa online) Marco Giovannelli prevede un danno per i piccoli editori e per il mondo web e lancia un appello agli editori per partecipare alla consultazione pubblica della Commissione Europea: «Fate sentire la vostra voce contro i “diritti accessori” e fatelo al più presto, perché la consultazione organizzata dalla Commissione Europea chiuderà il 15 giugno». L’obiettivo è quello di opporsi alla creazione di un nuovo diritto sui “frammenti di testo” a livello europeo, facendo sentire la propria voce nell’ambito della consultazione sulla creazione del nuovo diritto connesso, una speciale tipologia di diritto d’autore. «Tali nuovi diritti possono sembrare simili alla “tassa sui frammenti di testo” introdotta in Spagna e Germania, ma potrebbero risultare ancora più ampi e coprire non solo gli editori di notizie, ma anche gli editori di libri e riviste scientifiche e interessare non solo i frammenti di testo ma anche tutte le attività offline e online. Anso, insieme con un numero sempre maggiore di editori, si oppone alla creazione di un nuovo diritto sui frammenti di testo a livello europeo che penalizzerebbe gli editori tradizionali e l’editoria digitale».