Caccia alla spia (Homeland) | 96 episodi, VIII stagioni, 2011/2020, Usa
di Howard Gordon e Alex Gansa
soggetto di Gideon Raff [serie israeliana Hatufim]Showtime | Fox | Netflix
Non è un caso che Homeland sia stata lodata dalla critica e dal pubblico fin dalla sua prima uscita. “Una serie a cui è impossibile resistere”: così il New York Times.
Per il New York Post è la miglior serie thriller trasmessa negli Stati Uniti; il Los Angeles Times, sottolineando come sia la prima serie che racconta una storia post 11 settembre, giudica Homeland completa di “tutti gli elementi che dovrebbe avere: politicamente risonante, emotivamente straziante e avvincente da guardare”.
Ma dei tantissimi elogi raccolti dalle 8 stagioni di Homeland, è quello del Washington Post ad aver individuato il vero punto di forza della serie, elencando quelle da non perdere (del 2011: eravamo al debutto). Il punto focale è proprio Claire Danes e l’interpretazione della protagonista, Carrie Mathison “il personaggio femminile più solido della stagione”.
La prima risposta, la più facile: perché ha vinto 8 Emmy e 5 Golden Globe, tra cui Miglior serie drammatica, attrice (Claire Danes) e attore (Damian Lewis).
Non è semplice affrontare una serie dall’inizio quando parte l’ultima stagione – ed è l’ottava, per un po’ meno di 100 puntate in tutto. Eppure Carrie e il suo bipolarismo, le contraddizioni degli Usa, la CIA e tutta la macchina internazionale di spionaggio e controspionaggio mi hanno catturato subito, diventando parte dei miei riferimenti narrativi di genere.
In Homeland è tutto bipolare: il bene e il male, le scelte politiche e di intelligence, i singoli personaggi degni di twist su twist su twist. Grazie alla sceneggiatura e alla costruzione dei singoli profili dei personaggi, ma soprattutto grazie all’ottima capacità recitativa degli interpreti, la percezione del plot è un cambiamento continuo dai bianchi ai neri. Così, mentre la narrazione verticale configura un personaggio come “cattivo” assoluto, la narrazione orizzontale lo riporta da quella percezione al suo contrario.
Nulla è totalmente bianco o totalmente nero, nella finzione così vicina alla realtà di Homeland. E così personaggi come Nicholas Brody, Saul Berenson, Peter Quinn, Dar Adal, Yevgeny Gromov, Max Piotrowski – tanto per citare quelli che più ho amato e più mi mancano, a serie conclusa – rivelano luci e ombre, avvicinandosi in modo straordinario ai migliori personaggi della letteratura attraverso cui riusciamo a cogliere le nostre paure e i nostri limiti. E qualche volta anche a superarli.
Paola Bottero | 04/01/2021