Sì, ma quanto costa?
Capita spesso di trovarci nel mondo di Non ci resta che piangere, ed essere portati a rispondere “un fiorino”, ricordando la voce atona del doganiere a Mario/Troisi e Saverio/Benigni. «Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete?». Perché fare comunicazione, marketing, relazioni pubbliche, costruire una brand identity, organizzare eventi, dar vita a creatività, pianificazioni, attività di ufficio stampa, social push, e tutte le infinite voci che servono per elaborare la strategia identificata dal pdc non è esattamente come vendere merce al mercato. Un tanto al chilo, con arrotondamento se la spesa è grossa.
No. Le strategie di mkt e comunicazione sono piuttosto un abito cucito su misura. Con variabili infinite: dipende dove si vuole andare (mercato), con quale impatto si vuole entrare (target), che effetto si vuole dare (redemption). Dal costume da bagno all’abito da sera esclusivo, passando per tutte le declinazioni possibili. Stesso discorso per la scelta dei mezzi: può andare benissimo uno skateboard, o può servire un transatlantico o un jet supersonico. Una citycar o un’auto da corsa ad altissime prestazioni: dipende dal tempo, dal tragitto, dal pilota scelti o a disposizione per raggiungere la meta.
E dunque. La domanda giusta non è chiedere quanto costi l’abito o il mezzo di trasporto. La domanda giusta è focalizzare la meta, l’obiettivo. E poi mettere sul tavolo il resto: tempi, mezzi, strumenti, tragitti. Questo significa identificare e realizzare la giusta strategia.
Sì, ma io ho solo bisogno di un logo nuovo e di un po’ di volantini. Quanto costano? Ma soprattutto, li fate? E i siti? Fate anche i siti? Curate anche le pagine Facebook?
La creatività è la benzina delle strategie di mkt e comunicazione. Impossibile prescindere dalla creatività, dal biglietto da visita alla promozione internazionale. Un po’ come diceva il più noto grande magazzino di lusso. Sta a Londra. Ne avrete certo sentito parlare. “Harrods: from a pin to an elephant”. Da una spilla a un elefante: trovate tutto quello che cercate, spaziando in un mondo vasto ed eterogeneo.
Non abbiate paura a chiedere. Non il prezzo, no.
Non abbiate paura a chiedere di individuare al meglio ciò di cui avete bisogno, se avete deciso di costruire una strategia vincente. Magari pensate di aver bisogno di una Lamborghini ultimo modello e non vi siete accorti che la vostra meta è dietro l’angolo, e potete raggiungerla in modo efficiente ed efficace a piedi. O, al massimo, in monopattino.
Non servivano i dati Istat sulla produzione e sulla lettura riferiti al 2016 per comprendere a che punto sta la nostra Calabria. Il numero di inediti (o già editi in self publishing: per molti aspiranti scrittori è la stessa identica cosa) che ci arrivano quotidianamente via mail è impressionante: sono oltre mille proposte l’anno. Davvero troppe, soprattutto per un piccola casa editrice indipendente come la nostra.
Che in Calabria il numero di persone che scrivono sia ben superiore a quello di chi legge è un dato di fatto incontrovertibile. Parla chiaro il triste primato negativo fotografato dall’Istat del 25,1% riferito alla percentuale di persone (superiori ai 6 anni) che nel 2016 hanno letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici a professionali: 3 calabresi su 4 non hanno aperto un libro neppure per sbaglio. O forse lo hanno fatto per farsi autografare la copia acquistata in favore di selfie. Perché in effetti alcuni libri fanno il tutto esaurito nelle librerie, ma evidentemente la loro vita termina appena postata la foto ricordo della presentazione sui social.
Lo confessiamo: avendo deciso ab origine che la nostra non sarebbe mai stata una casa editrice a pagamento, ma quello che dovrebbe essere ogni realtà nel mondo vasto dell’editoria – vale a dire uno spazio libero e indipendente per permettere di aprire nuovi varchi capaci di incrinare un’editoria sempre più omologata e stereotipata –, ci siamo fermati, per un po’. Abbiamo continuato a ristampare i nostri granelli, che per fortuna non hanno mai smesso di interessare i lettori (pochi ma buoni) di Calabria (e non), ma nessun nuovo titolo. E non solo perché non abbiamo trovato tra i troppi manoscritti che ci continuavano ad arrivare qualcosa che davvero valesse la pena di dare alle stampe: molte librerie chiudevano, molte non riuscivano a pagare i libri già venduti, in giro si vedevano più pantomime di scrittura, esercizi di ego piuttosto che libri degni di essere chiamati tali.
Ora è arrivato il tempo di riprendere da dove ci siamo fermati. Da qualche mese abbiamo riaperto la nostra ricerca, abbiamo messo a punto il restyling della nostra veste grafica, stiamo selezionando tra i manoscritti quelli che entreranno nel nostro catalogo, abbiamo già iniziato con le prime stampe. In questo ultimo giorno del 2017 non possiamo che pensare alle tante splendide letture che stiamo programmando per il 2018. Con la speranza di riuscire a combattere un tendenza all’ignavia e all’abbandono di cultura così ben evidente dai dati Istat. Che dobbiamo continuare ad avere ben presenti, ogni giorno. E non solo quello successivo alla loro pubblicazione.
Vi aspettiamo nelle librerie. Buon 2018 di letture.
Scriveva uno degli scrittori che amiamo di più, Albert Camus: “Girando sempre su se stessi, vedendo e facendo sempre le stesse cose, si perde l’abitudine e la possibilità di esercitare la propria intelligenza. Lentamente tutto si chiude, si indurisce e si atrofizza come un muscolo”. I nostri muscoli, che sono i granelli con cui sei anni fa abbiamo iniziato il cammino da editori, sono giovani in continuo movimento. Tutto vogliono fare – tutto vogliamo fare – fuorché girare a vuoto o fare sempre le stesse cose. Chi ci segue sa di che parliamo.
Quindi. Muovendoci ci adeguiamo ai tempi, in evoluzione (o involuzione? ma questa è un’altra storia).
Quasi naturale per noi apportare quelle piccole, quasi impercettibili modifiche capaci di mantenerci in movimento continuo. Rimaniamo gli stessi granelli di sempre nella linea editoriale, nei contenuti scelti con cura, nella creatività, nella qualità – quasi feticistica, lo ammettiamo, ma quando si amano i libri è così – di ogni singolo volume che si materializza nell’eccellenza della carta, della stampa, della rilegatura con cucitura in filo refe, della brossura. Rimaniamo gli stessi granelli di sempre. Siamo un po’ più moderni nel minimo restyling del nostro logo e nell’impostazione grafica delle cover, ma farete davvero fatica ad accorgervene. E dunque non ci resta che augurarvi buone letture.
Casa editrice o consulenti strategici di comunicazione, mkt e (social) media? Siamo l’una e l’altra cosa insieme, in progress continuo, con una vision assoluta e chiarissima: quella di continuare a cercare di comprendere e di essere compresi.Arriva con una domanda da non ci resta che piangere, ai limiti della schizofrenia bipolare, il bilancio di questi primi sei anni di ideazione, raccolta e produzione di granelli partendo dalla punta dello Stretto. Continuiamo ad avere la stessa montaliana risposta di allora: “codesto solo possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Siamo cresciuti, abbiamo arricchito il range: non eravamo – non siamo e non saremo – tipografi, non siamo editori a pagamento, non siamo allestitori, non siamo operatori video, né registi, né fotografi. Non siamo pubblicitari, non siamo grafici. Forse potremmo essere comunicatori strategici creativi. Forse potremmo essere lettori convinti di dover costruire ancora spazi liberi e indipendenti. Forse.
Come i migliori calzolai, ultimamente siamo andati in giro con le suole bucate: abbiamo seguito aziende, prodotti, istituzioni, abbiamo ideato e realizzato eventi e rassegne, abbiamo pubblicato libri, partecipato a fiere e premi. Ma sempre a testa bassa, sempre senza raccontare ciò che abbiamo fatto: abbiamo preferito continuare a raccogliere i risultati, misurare l’efficacia del nostro lavoro e del nostro modo di farlo. Continueremo così. Ma qualche anticipazione sul prosieguo la vogliamo fare.
Intanto la casa editrice. Abbiamo deciso di operare un piccolo restyling, partendo dal logo e da alcune scelte editoriali. Prestissimo i risultati saranno nelle librerie con i nuovi titoli a cui stiamo lavorando. Nel frattempo stiamo mandando in ristampa, tanto per non perdere il vizio, alcuni dei nostri titoli.
Poi l’area strategica di mkt e comunicazione. E media, in tutte le sue accezioni, partendo dai (o arrivando ai?) social. Ci siamo espansi moltissimo, e con sempre maggiori soddisfazioni. I risultati sono quotidiani: con un po’ di attenzione sarà facilissimo trovarci in settori molto differenti tra loro, ma tutti caratterizzati da un comune denominatore valoriale. Perché lavorare è importante. Ma per lavorare bene bisogna condividere il medesimo orizzonte.
Quattro anni fa stava per debuttare nella collana STORIE il romanzo carta vetrata, quarta opera di narrativa di Paola Bottero. Il suo protagonista, Demi Romeo, ci ha dato molte soddisfazioni: protagonista di centinaia e centinaia di presentazioni, di incontri intensi con tantissimi studenti, di articoli, di programmi radiofonici e televisivi, tanto per dirne qualcuna. Quando un personaggio inizia a vivere di vita propria, esce dalle pagine e prende forma, viene paragonato a questa o a quella persona, allora deve essere riuscito a lasciare un segno importante. Che dovrebbe essere lo scopo della narrativa, per come la intendiamo noi.
Oggi ci hanno avvisati che Carta vetrata è tra i romanzi finalisti della III edizione del Premio letterario Piersanti Mattarella, dal tema “il recupero del senso del dovere”. Il 26 novembre sapremo come andrà a finire questa storia. Ma intanto siamo orgogliosi di comunicarlo. E felici per il nostro Demi, che non smette mai di sorprenderci.
Non basta saper cucinare un piatto di pasta e un rollè pronto comprato dal macellaio per diventare un cuoco gourmet. Non basta divertirsi il sabato sera con il karaoke per diventare un cantante da Music Awards. Non basta avere uno strumento in casa per diventare musicisti. Non basta una comparsata in qualche emittente televisiva, locale o nazionale, per diventare conduttori di Sanremo. Non basta avere una telecamera per diventare registi o attori professionisti. Non basta disquisire di calcio nel fine settimana per diventare allenatori. Non basta avere sempre in mano uno smartphone con la frenesia dello scatto multiplo per diventare fotografi professionisti. Non basta ricopiare aforismi sui social per essere persone di cultura. Non basta avere l’ossessione compulsiva da tastiera riversando in blog più o meno consolidati comunicati stampa, notizie, commenti e testi di vario genere e varia provenienza per diventare giornalisti da Pulitzer. E non basta, infine, scrivere per diventare scrittori.
E invece. E invece ci siamo trasformati in un popolo di cuochi, cantanti, registi, attori, allenatori, fotografi, giornalisti, opinionisti, scrittori. Ce lo diciamo da soli. E ci crediamo. Perché è tutto a portata di mano: se la commessa o lo studente possono diventare personaggi nazionali a colpi di talent show, allora chiunque può definirsi come meglio crede. Chiunque può trasformare in (presunta) professione il proprio sogno. Il talent al posto del talento, come l’impegno social al posto di quello sociale. E così via, con infinite declinazioni di orwelliana memoria.
Ci porterebbero molto lontano le riflessioni su questo “tramonto di un mondo” di cui scriveva Corrado Alvaro. In un luogo dove in pochi (forse pochissimi) vorrebbero-saprebbero arrivare. Ma non è questo il tempo, né il luogo.
Qui, oggi, mentre lavoriamo con la seconda scrematura della marea di manoscritti giunti nell’ultimo trimestre, per poter arrivare ad una rosa di “papabili” editi, siamo stati assaliti da una doppia certezza.
La prima: pubblicare non è un dovere categorico delle case editrici. O più esattamente, delle vere case editrici. Perché quelle a pagamento, dichiarato o no (anche l’obbligo dell’acquisto di un tot numero di copie è editoria a pagamento travestita), ce l’hanno ovviamente come dovere: di sopravvivenza commerciale, esattamente come le tipografie, che campano finché stampano.
La seconda: pubblicare non è un diritto degli aspiranti scrittori. Perché non tutti lo sono. Non tutti lo possono essere. E non è vero che volere è potere, con buona pace del nostro grandissimo Alfieri. Certo, questa seconda certezza è molto più difficile da dimostrare come reale. Perché in un modo o in un altro chi vuole pubblicare – per poter inserire”scrittore” nel proprio profilo social o sotto le locandine di fantomatici happening letterari – pubblica. Anzi, ha una vasta possibilità di scelta: dal self publishing ai “concorsi” per inediti, passando attraverso il mondo vasto dell’editoria a pagamento. E se poi si trova cartoni pieni di volumi in casa, tra amici, parenti e conoscenti, in qualche modo può anche riuscire a contenere la spesa.
La colpa è nostra. Proprio così: la colpa è di noi editori (aspiranti, sedicenti o reali lo dirà il tempo), che non andiamo troppo per il sottile anche se siamo grandi ed affermati. La colpa è anche degli autori (aspiranti, sedicenti o reali lo dirà il tempo, anche in questo caso), che quando si sono fatti un nome che vende a prescindere dal prodotto (scrivere titolo è già dare troppo al tipo di pubblicazione proposta) pensano di poter definire libro anche il diario con pagine bianche vendute a lettori che loro stessi trasformano in autori. La colpa è del fatto che si legge sempre meno, e purtroppo molti dei (pochissimi) libri acquistati servono come base per l’autografo o il selfie, per poi essere abbandonati intonsi (nelle librerie quando va bene, a tenere aperte porte o in cantina quando va meno bene).
E a proposito di leggere. Ci rimettiamo a farlo. Perché è il nostro lavoro. Ma prima ancora perché è la nostra passione. E ci piacciono i bei libri. Ma per trovarli bisogna leggere tanti inediti. Individuare quelli che vale la pena di rileggere, aiutarli ad uscire dal bozzolo, seguirli passo passo fino a quando prendono forma e si mettono in gioco con i lettori. Lʼeditoria non è un gioco, è un lavoro duro e lungo. Ma che può dare, che dà, grandissime soddisfazioni. Quasi come leggere.
È riassumibile nel primo dei 5 assiomi della comunicazione il senso che – prendendo vita dal pensiero di Paul Watzlavick e dalle prime teorizzazioni della scuola di Palo Alto, negli anni Sessanta – sabbiarossa esplora e rielabora in questa follia globalizzata che è il mondo odierno, mettendo a punto e a disposizione un nuovo modo di intendere l’area vasta delle strategie di Communication, Media, Mkt, RP, Event.Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.
Prima, durante e poi c’è la produzione di granelli di sabbiarossa.
Siamo nati in piena crisi del mondo dell’editoria. La nostra scommessa è stata quella, una volta avviata e consolidata la nostra realtà editoriale, di non cedere all’editoria a pagamento e dare vita ad un settore nuovo, ormai prevalente, e strategico. Abbiamo fatto diventare impresa le nostre expertise e skill nel campo della comunicazione, del giornalismo, del marketing, delle rp, dell’organizzazione eventi, dell’uso dei mass media.
I nostri risultati sono il successo dei nostri commitenti, il nostro portfolio, la nostra benzina e il nostro motore.
Poco più di un anno di vita, ma ottime soddisfazioni per la casa editrice reggina sabbiarossa ED. Il consuntivo è stato presentato alla fiera di Roma, più libri più liberi, durante la quale sono stati illustrati i risultati raggiunti. Si è partiti con il primo titolo della collana di narrativa, STORIE, con bianco come la vaniglia, di Paola Bottero, che continua ad essere presentato in giro per l’Italia (l’ultima presentazione a Taormina, la prossima, a metà gennaio, a Milano), ed ha ricevuto il Premio Elmo. Poi è stata la volta della collana RIFLESSIONI, che con tra le mura dell’anima, diario di viaggio del progetto Sicomoro di Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa nel giro di pochissimi mesi e sta per trasformarsi in ebook per i mercati internazionali (nei prossimi giorni sarà disponibile su Amazon la prima traduzione, in spagnolo). Poi è stata la volta di senza targa, il viaggio nella buonavita di Calabria di Paola Bottero e Alessandro Russo, che ricevono continui inviti in tutta la penisola per raccontare i dodici apostoli: ultimo appuntamento la settimana scorsa, quando sono stati invitati alla Settimana della Costituzione, organizzata dalla Provincia di Fermo e dalle istituzioni locali. Il secondo titolo per STORIE, Esperanza, romanzo storico e di denuncia di Paolo e Pierre Groppo, unisce in un unico destino l’Europa nazista alle nuove dittature sudamericane. Uscito a settembre, è già internazionale: l’ultima presentazione si è svolta a Nairobi, e si stanno organizzando molti eventi con le ambasciate argentine. La collana FRAMMENTI è andata in stampa con la prima uscita, la voce del vento, di Venera Siracusa, già molto richiesta.
Chiudono il 2012 i due titoli della collana TRACCE. Il primo, il Pogrom della Continassa, è appena uscito e già sta facendo discutere: Carla Osella e Mara Francese, raccontando le storie dei Rom di Torino (il libro parte dalle vicende accadute nel capoluogo piemontese proprio un anno fa e prosegue con una visione antropologica dell’intolleranza nei confronti dei popoli nomadi), scalfiscono le coscienze di chi parla di integrazione e di tolleranza senza però approdare ai fatti in un’emergenza ai margini dei margini. Il secondo è prossimo all’uscita (sarà disponibile a partire dalla fine della settimana), e promette nuove discussioni: il porto senza Gioia è il diario di bordo di Aldo Libri, sindacalista impegnato per anni in quello che sarebbe potuto diventare il principale hub del Mediterraneo, che senza sconti fa i nomi e i cognomi di chi ha creduto e chi invece ha affossato il porto di Gioia Tauro.
Sono in lavorazione le due prossime collane: IMPRONTE, con la collettanea la ‘ndrangheta davanti all’altare, che partirà dagli atti del convegno organizzato nell’estate per ampliare al massimo l’argomento, e GENEALOGIE, voci di donne “per una cartografia delle differenze”, che uscirà a marzo con una seconda collettanea. Per il 2013 ci sono altri progetti in cantiere.
«Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello, sollevato dal vento, vada a finire nel più delicato degli ingranaggi per arrestarne il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino»: la casa editrice ha scelto questa frase di Norberto Bobbio per riassumere la propria mission. E continua a fabbricare granelli.
Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio.
Antoine de Saint-Exupéry
Quel qualcosa che risplende nel silenzio è una parola, un’emozione.
Per noi è un libro. Parole scritte, riflessioni, inchiostro su carta: pagine nelle quali l’autore, dopo essersi seduto su una duna, si spoglia e si racconta. Raccontando a sua volta.
Sembrerebbe paradossale la nascita dell’ennesima casa editrice, in un panorama nazionale in cui il numero di chi scrive e pubblica è quasi superiore a quello di chi legge. Eppure abbiamo sentito l’urgenza di creare una nuova etichetta che sappia garantire la qualità dell’opera.
Sapremo tra qualche mese se la nostra urgenza è anche quella dei lettori.