Potremmo scrivere un libro – in realtà qualcuno di noi l’ha fatto, proprio sull’argomento – in tema di giornalismo, ufficio stampa e relazioni. Siamo nati giornalisti, per accorgerci dopo qualche anno di onorato lavoro redazionale che l’intero sistema informativo stava implodendo: la carta stampata è in via di estinzione, il giornalismo è diventato sempre più simile a un miscuglio di narrazione, relazioni e sensazionalismo.
Eppure. Eppure non si può pensare di raggiungere il massimo degli obiettivi di comunicazione senza un ottimo lavoro di ufficio stampa e di relazioni.
Lo scenario si evolve in continuazione? E noi ci evolviamo con lo scenario.
Cambiano i mezzi, si inventano nuovi strumenti – abbiamo costruito programmi televisivi e radiofonici che hanno segnato il passaggio ad una nuova forma di giornalismo. E non si smette mai di imparare: questo è il compito principale di ogni giornalista che voglia davvero definirsi tale.
Ideiamo, redigiamo, diramiamo e facciamo uscire i nostri comunicati stampa, costruiamo relazioni che permettono la partecipazione dei nostri committenti a programmi televisivi e grandi eventi nazionali e internazionali, siamo in contatto continuo con giornalisti, stakeholder e protagonisti, nazionali e internazionali, del mondo culturale, sociale, artistico. La nostra rete di relazioni è in realtà, molto spesso, la nostra vita privata: molti colleghi, molti personaggi pubblici sono amici, prima che persone con cui costruiamo insieme percorsi. Ecco perché ci divertiamo lavorando. Avrete già sentito il nostro vecchio modo di dire “faccio il giornalista: sempre meglio che lavorare“.