L’ombra di un uomo che spara. Dalla parte opposta la figura immacolata di S. Michele Arcangelo, che blocca il proiettile con la sua lancia. È questa la sintesi dell’acrilico su tela di Caterina Luciano, dal titolo “Luce/Buio”, opera originale realizzata per la cover della nuova uscita nella collana IMPRONTE di sabbiarossa ED: la ’ndrangheta davanti all’altare, di Romina Arena, Paola Bottero, Francesca Chirico, Cristina Riso, Alessandro Russo con i contributi di Giuseppe Creazzo, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile.
Le sinergie tra due realtà del territorio, sabbiarossa EDIZIONI e archivio Stop’ndrangheta, sono nate a settembre 2012 con l’organizzazione del convegno di Reggio Calabria dal titolo, appunto, “la ’ndrangheta davanti all’altare”. Partendo dalle testimonianze di tre dei 12 apostoli di senza targa, il viaggio nella buonavita di Calabria scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo, e dal dossier di Francesca Chirico sui precetti di don Italo Calabrò, aiutato dalla testimonianza diretta del Procuratore di Palmi, il dibattito, intenso e partecipatissimo, ha rotto gli schemi dei non detti in giorni simbolo: quelli dei festeggiamenti della Madonna della Consolazione.
È nata dopo quella serata l’idea di andare oltre, di raccogliere materiale per arrivare a un’analisi su tutto ciò che ha messo in dubbio – e continua a mettere in dubbio – la verità su cui si è snodata la serata: “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”. Cosa succede quando i confini tra Chiesa e ’ndrangheta diventano così labili da mescolarsi e confondersi? Cosa succede se accanto alla Chiesa che resiste c’è un’altra Chiesa, che si volta dall’altra parte? Parte da queste domande il percorso articolato che gli autori hanno declinato nel libro, inserendo nei dieci comandamenti i troppi esempi in cui la ’ndrangheta si è presentata davanti all’altare, e nessuno l’ha cacciata.
Il primo libro che raccoglie tutti i fatti, dunque. Il primo libro su cosa dovrebbe essere e cosa troppo spesso diventa la Chiesa. Il primo libro che si fa domande “sacre”. Il primo libro che trova risposte. Meno sacre.
Un percorso intenso e complessivo che parte dal bisogno della ’ndrangheta di trovare sponde religiose ed esamina, in modo completo, dove, come e quando le ha trovate. Dalla storia dell’uomo mitra alla benedizione papale a due sposi dei clan, dall’Affruntata al ribaltamento del senso dell’onore, dall’obbligo alla fedeltà ai confessionali, dalle tonache che nascondono pistole a quelle che non rispettano il voto di castità. Ma il libro offre anche il “contraltare”, analizzando dove, come e quando dietro all’altare ci sono no secchi e definitivi. L’esempio di don Italo Calabrò è il primo, ma tanti altri ne sono seguiti. Sono quelli che restituiscono un senso e una speranza al valore alto di coraggio e di fede. Li troverete nelle luci che cercano di offuscare le ombre raccontate all’interno del libro.
La presentazione ufficiale della novità la ’ndrangheta davanti all’altare sarà all’interno del contest Tabularasa, domenica 14 luglio alle 21 (piazza Italia, Reggio Calabria) con la contaminazione rapping&playing book di Mad Simon e Enzo de Liguoro.
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giovedì 9 maggio alle 18 “senza targa” – Sala concerti, Comune
A vent’anni esatti dal grido di dolore pubblico pronunciato nella Valle dei Templi di Agrigento da papa Giovanni Paolo II, molta strada deve ancora essere fatta nella lotta contro la criminalità organizzata. Parlandone, innanzitutto. Ponendosi domande, cercando insieme risposte. «Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del Giudizio di Dio» tuonava Wojtyla il 9 maggio del 1993. Oggi le sue parole risuonano con una rinnovata forza: leggere come la ’ndrangheta sia riuscita a penetrare anche in alcune maglie lente della Chiesa rende ancora più urgente decidere da che parte stare.
Non è un caso che la presentazione senza targa – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta di P. Bottero e A. Russo, collana RIFLESSIONI per sabbiarossaED, organizzata dal circolo catanzarese di Sel nell’ambito del ciclo di iniziative culturali in corso, capiti proprio in una ricorrenza così forte. Non è un caso che nella stessa occasione sarà anticipata la prossima uscita della collana IMPRONTE, sempre di sabbiarossaED: la ’ndrangheta davanti all’altare, collettanea ormai prossima alle stampe. La prossima uscita prende il via dall’evento organizzato il 10 settembre 2012 a Reggio Calabria da sabbiarossa ED e stop’ndrangheta per creare un focus su uno dei temi trattati in senza targa: il rapporto tra Chiesa e criminalità organizzata. Partendo da 3 dei 12 “apostoli di buonavita”, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza e don Ennio Stamile, in quell’occasione si era scelto di rompere gli schemi dei non detti proprio nei giorni dei festeggiamenti della Madonna della Consolazione, dando vita ad un animato dibattito ancora aperto, che troverà nelle pagine de la ’ndrangheta davanti all’altare nuovi spunti e racconti inediti.
Si parlerà di questo, giovedì 9 maggio 2013, alle 18, nella sala concerti del Comune di Catanzaro, e di tanto altro. Moderato da Nicola Fiorita, l’incontro sarà un dibattito fitto tra il giornalista Antonio Cantisani, il consigliere comunale Antonio Giglio e gli autori di senza targa, Paola Bottero e Alessandro Russo, per fare ancora, insieme, un viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita, e trovare negli esempi di chi ha scelto da che parte stare gli spunti e la forza per non morire la seconda volta di ’ndrangheta. Perché si muore ogni giorno con l’indifferenza e la mancanza di scelte.
Ci saranno anche i “granelli” di SABBIAROSSA – come la casa editrice reggina ama chiamare i suoi libri, ispirandosi al raffinato pensiero di Norberto Bobbio – a Gerace Libro Aperto, la rassegna regionale di editoria organizzata dal Comune di Gerace, alla sua seconda edizione, che partirà sabato 27 aprile per concludersi mercoledì 1 maggio 2013 nella cornice del Chiostro del Complesso Monumentale San Francesco d’Assisi, con stand e incontri a tema organizzati dal Comune di Gerace con gli editori calabresi che hanno aderito all’iniziativa.
La rassegna organizzata nel suggestivo comune della Locride sarà l’occasione per fare il primo consuntivo di un anno e pochi mesi di attività editoriale, nonché per presentare, in anteprima calabrese, l’ultima novità, in distribuzione.
Primo appujntamento con contro versa – genealogie impreviste di nate negli anni ’70 e dintorni –, collettanea al femminile, scritta da dieci autrici, che inaugura la collana GENEAOLOGIE, nata per declinare le tematiche sociali e culturali di genere. contro versa, viaggio in direzione ostinata e contraria, alla scoperta di possibili pratiche – le proprie – dell’esserci e dell’incidere sulla realtà, inizia proprio dalla Calabria, “contro”, con le tre narrazioni di “Pensarsi donne tra privato e pubblico”.
La giornalista Mara Rechichi coordinerà il dibattito di sabato 27 aprile, alle ore 19, con Doriana Righini (autrice della narrazione La figura rimane, che apre in punta di penna e subito arriva alla pancia, ripercorrendo i passi e insieme le durissime scelte di Lea Garofalo, raccontati e mediati dagli occhi della sorella Marisa e, sullo sfondo, da quelli della figlia Denise) e Giovanna Vingelli (autrice de La passione del capire. La trasmissione generazionale in Università, in cui si interroga su come tessere reti e connessioni tra diverse generazioni di donne, ma anche, come Penelope, su come disfarsi, al momento opportuno, dei ruoli assegnati). Le due autrici fanno parte, con Gisella Modica, Pina Nuzzo e Alessandra Pigliaru, del comitato scientifico della collana GENEAOLOGIE, di cui Doriana Righini è direttrice.
Martedì 30 aprile, alle ore 17, sarà la volta di senza targa – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta –, viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita. Un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta.
Paola Bottero e Alessandro Russo, autori della fortunata edizione di senza targa, racconteranno, affiancati da Patrizia Prestia, una dei “dodici apostoli” che animano le pagine del libro.
Con Patrizia Prestia i ragazzi della Gurfata, splendida realtà che porta in tutta Italia, dalla Locride, la gioia e il prestigio dei ragazzi che hanno scelto da che parte stare, la Calabria che non viene raccontata: quella bella, solare, fuori dai grigi e dai neri della morsa della ’ndrangheta. Con ricette semplici e profondissime, quelle di Patrizia Prestia: «La sera fatevi sempre un esame di coscienza, ma soprattutto interrogatevi: quanto ho riso oggi? […] Non ci vuole molto per ridere, se hai la predisposizione giusta d’animo. Ci vuole solo la voglia».
L’appuntamento è a Gerace.
La storia dei granelli di SABBIAROSSA continua.
Siamo nati a fine ottobre 2011, con due uscite: il romanzo bianco come la vaniglia per la collana STORIE e il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima per la collana RIFLESSIONI. I granelli di SABBIAROSSA erano destinati a modificarsi: ecco in pillole il nostreo 2012.
Dopo i primi eventi di presentazione (a dicembre 2011 Reggio Calabria, Palazzo della Provincia, e Roma Palazzo della Provincia, a fine aprile 2012 a Torino, tenuti a battesimo da don Luigi Ciotti nel Teatro di San Secondo), siamo stati a Torino Lingotto (maggio) al XXV Salone Internazionale del Libro, dove abbiamo anticipato le uscite del 2012.
Da fine luglio è in distribuzione la seconda uscita della collana RIFLESSIONI, senza targa, viaggio nella Calabria della buonavita.
Il romanzo Esperanza, seconda uscita per la collana STORIE, è in distribuzione dall’inizio di settembre, mentre a fine novembre 2012 esordirà la collana TRACCE, con il Pogrom della Continassa, racconti di vita sui rom di Torino. A inizio novembre è uscito la voce del vento, inaugurando la collana FRAMMENTI. Per fine anno partirà anche la collana IMPRONTE.
L’estate 2012 è partita senza targa, in giro per la penisola: Viterbo, CaffeinaCultura (9/07), Reggio Calabria, TabulaRasa (24/07), Locri (Rc, 28/07), Torre Melissa (Kr, 23/08), Reggio Emilia (1/09), Reggio Calabria (10/09), “la ‘ndrangheta davanti all’altare” con Stop’ndrangheta, Sapri (Sa, 22/09).
Il 6 ottobre 2012 è stato tenuto a battesimo Esperanza, a Bracciano, con un programma molto curioso che si è snodato in tre tappe nel centro del comune romano. Le presentazioni proseguiranno nel Lazio, per poi spostarsi in alta Italia. Il 9 novembre è stao tenuto a battesimo, a Taranto, la voce del vento, che sarà in distribuzione nelle librerie a partire da metà novembre 2012.
Sono seguiti altri appuntamenti novembrini: il 13, nel Palazzo Nicotera di Lamezia Terme, senza targa, organizzato dal Centro “RIFORME – DEMOCRAZIA – DIRITTI”, di Costantino Fittante, con il procuratore Giuseppe Borrelli, don Giacomo Panizza, Rocco Mangiardi, Marisa Garofalo, Mario Congiusta e gli autori, Paola Bottero e Alessandro Russo. Il 14 è stata la volta di Taormina: Babilonia, Centro di Cultura italiana, bianco come la vaniglia, con Paola Bottero. Il 23 a Corigliano Calabro, Santuario S. Francesco da Paola, è stato presentato, nel 50° del patronato di S. Francesco, bianco come la vaniglia, con padre Antonio Bottino, don Ennio Stamile, Nicoletta Inzitari, Paola Bottero e don Ennio, modera Alessandro Russo, mentre a Torino, durante l’apericena organizzata da Vitanuova, Venera Siracusa e Caterina Luciano hanno presentato la voce del vento. Il 28, a Roma, la libreria Koob ha ospitato la prima presentazione capitolina di Esperanza, con Paolo Groppo. Novembre si è chiuso a Barcellona Pozzo di Gotto, il 30, con la presentazione de la voce del vento, con l’autrice Venera Siracusa, e il consuntivo del primo anno di sabbiarossa ED.
Dicembre è iniziato a Rizziconi, il 5, ricordando, 3 anni dopo il barbaro assassinio di Francesco da parte della ‘ndrangheta, con una serata sulla legalità, organizzata dalla fondazione Francesco Maria Inzitari, ed aperta con bianco come la vaniglia, il romanzo a lui dedicato da Paola Bottero. Poi è stata la volta della fiera più libri più liberi: dal 6 al 9 siamo stati al Palazzo dei Congressi di Roma, in Bibliolibreria, dove, proprio domenica 9, abbiamo parlato al pubblico dei nostri libri contro le mafie e le intolleranze, con un esame dei nostri titoli (in particolare Esperanza e senza targa) dopo il primo anno di vita. Il 14 dicembre senza targa è arrivato a Fermo, all’interno della Settimana della Costituzione: Paola Bottero e Alessandro Russo, il cap. Pasquale Zacheo e don Vinicio della Comunità di Capo d’Arco, sono stati ospiti della Provincia di Fermo, del Tavolo della legalità e del Comune di Pedaso, in collaborazione con Alumni Bocconi Association Ascoli-Fermo-Macerata.
L’anno è terminato con Vicenza, dove il 20 è stato presentato Esperanza, con Paolo Groppo, e a Reggio Calabria, nella sede dell’Ass. SNaP, che ha ospitato l’anteprima de il porto senza Gioia di Aldo Libri, fresco di stampa.
In attese di nuove pillole per il prossimo anno, così si chiude il 2012 di SABBIAROSSA.
Poco più di un anno di vita, ma ottime soddisfazioni per la casa editrice reggina sabbiarossa ED. Il consuntivo è stato presentato alla fiera di Roma, più libri più liberi, durante la quale sono stati illustrati i risultati raggiunti. Si è partiti con il primo titolo della collana di narrativa, STORIE, con bianco come la vaniglia, di Paola Bottero, che continua ad essere presentato in giro per l’Italia (l’ultima presentazione a Taormina, la prossima, a metà gennaio, a Milano), ed ha ricevuto il Premio Elmo. Poi è stata la volta della collana RIFLESSIONI, che con tra le mura dell’anima, diario di viaggio del progetto Sicomoro di Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa nel giro di pochissimi mesi e sta per trasformarsi in ebook per i mercati internazionali (nei prossimi giorni sarà disponibile su Amazon la prima traduzione, in spagnolo). Poi è stata la volta di senza targa, il viaggio nella buonavita di Calabria di Paola Bottero e Alessandro Russo, che ricevono continui inviti in tutta la penisola per raccontare i dodici apostoli: ultimo appuntamento la settimana scorsa, quando sono stati invitati alla Settimana della Costituzione, organizzata dalla Provincia di Fermo e dalle istituzioni locali. Il secondo titolo per STORIE, Esperanza, romanzo storico e di denuncia di Paolo e Pierre Groppo, unisce in un unico destino l’Europa nazista alle nuove dittature sudamericane. Uscito a settembre, è già internazionale: l’ultima presentazione si è svolta a Nairobi, e si stanno organizzando molti eventi con le ambasciate argentine. La collana FRAMMENTI è andata in stampa con la prima uscita, la voce del vento, di Venera Siracusa, già molto richiesta.
Chiudono il 2012 i due titoli della collana TRACCE. Il primo, il Pogrom della Continassa, è appena uscito e già sta facendo discutere: Carla Osella e Mara Francese, raccontando le storie dei Rom di Torino (il libro parte dalle vicende accadute nel capoluogo piemontese proprio un anno fa e prosegue con una visione antropologica dell’intolleranza nei confronti dei popoli nomadi), scalfiscono le coscienze di chi parla di integrazione e di tolleranza senza però approdare ai fatti in un’emergenza ai margini dei margini. Il secondo è prossimo all’uscita (sarà disponibile a partire dalla fine della settimana), e promette nuove discussioni: il porto senza Gioia è il diario di bordo di Aldo Libri, sindacalista impegnato per anni in quello che sarebbe potuto diventare il principale hub del Mediterraneo, che senza sconti fa i nomi e i cognomi di chi ha creduto e chi invece ha affossato il porto di Gioia Tauro.
Sono in lavorazione le due prossime collane: IMPRONTE, con la collettanea la ‘ndrangheta davanti all’altare, che partirà dagli atti del convegno organizzato nell’estate per ampliare al massimo l’argomento, e GENEALOGIE, voci di donne “per una cartografia delle differenze”, che uscirà a marzo con una seconda collettanea. Per il 2013 ci sono altri progetti in cantiere.
«Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello, sollevato dal vento, vada a finire nel più delicato degli ingranaggi per arrestarne il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino»: la casa editrice ha scelto questa frase di Norberto Bobbio per riassumere la propria mission. E continua a fabbricare granelli.
Si può parlare di pari opportunità in territori dove il potere e la violenza della malavita sembrano escludere a priori ogni possibilità di buonavita? Si può stimolare la voglia di riscatto di una regione che balza agli onori della cronaca nazionale solo per fatti di ‘ndrangheta, criminalità organizzata così forte da essersi radicata un po’ ovunque, raccontando i buoni esempi, le buone vite di chi ha scelto da sempre da che parte stare?
Queste le domande di partenza della serata organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Sapri, sabato 22 settembre, all’Auditorium Carlo Pisacane, a partire dalle 18. Una serata senza targa, come il titolo del libro scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo da cui prende spunto l’evento.
Gli autori hanno invertito la tendenza a raccontare la loro terra. Hanno focalizzato l’attenzione sulla “parte insana”, la ‘ndrangheta, scegliendo di raccontarne “la parte sana, la buonavita, l’unica attraverso cui la Calabria potrà salvarsi”.
Bottero e Russo spiegano: “Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita.
Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro”.
Le dodici storie in cui si snoda il “viaggio nella Calabria della buonavita” raccontano di donne e uomini che devono essere un esempio anche al di fuori dei confini regionali. Soprattutto quando a parlare sono le tre ospiti del Comune di Sapri, che sabato prossimo testimonieranno le proprie scelte coraggiose di buonavita.
Carolina Girasole, sindaco di Isola di Capo Rizzuto, Comune che abbraccia la quasi totalità della riserva marina più suggestiva del crotonese e dello Ionio, lotta ogni giorno per riaffermare la legalità in una cittadina che ne aveva dimenticato il significato. Una donna in trincea, una donna in prima linea che, proprio come il nostro Angelo Vassallo – compianto primo cittadino di Pollica, esempio costante per chiunque scelga la buona amministrazione -, si trova ogni giorno a dover combattere non solo contro l’illegalità organizzata, ma anche contro quella culturale, di cittadini che, inconsapevolmente, sono “malati di ‘ndrangheta”.
Marisa Garofalo è la sorella di Lea, donna che ha pagato con la vita, e con la più barbara delle morti, la propria scelta di denunciare il compagno e la sua organizzazione criminale, diventando testimone di giustizia.
Marisa è come Lea: una donna che non ha dubbi, sa da che parte stare. Sa che esistono solo due possibili scelte. Sa che lasciarsi assorbire dai grigi in cui si nasconde chi non sa fare scelte significa permettere alla ‘ndrangheta di continuare a decidere per loro. Marisa Garofalo ha un obiettivo: ottenere giustizia. Per Lea, per Denise, che ha seguito le scelte della madre ed è a sua volta testimone di giustizia, per tutti coloro che hanno scelto la buonavita.
Matilde Spadafora è la mamma di Roberta Lanzino, la studentessa diciannovenne che 24 anni fa, mentre raggiungeva in motorino la casa al mare, è stata violentata e uccisa da assassini ancora senza nome, almeno giudizialmente. Il processo si è riaperto all’inizio dell’anno, grazie alle rivelazioni di un pentito, che ha atteso tutto questo tempo prima di rivelare “l’infamia”.
In attesa di giustizia Matilde e Franco hanno costituito la Fondazione in memoria della figlia. Per la Fondazione che aiuta le donne vittime di violenza e di stalking hanno costruito “la casa di Roberta” a Cosenza.
La Calabria della buonavita nella rossa Reggio Emilia
Alla Festa nazionale del Pd la presentazione di “senza targa”: il calore dei volontari e della gente venuta a sentire parlare di chi quotidianamente combatte la ‘ndrangheta e lotta per il riscatto della propria terra. Per noi la scoperta di un popolo che ha mantenuto intatto il senso della solidarietà e di antichi valori quanto mai attuali
di Alessandro Russo per scirocconews.it
Da Reggio Calabria a Reggio Emilia, una sorta di “Basilicata coast to coast” dove al posto della Basilicata ci sono i ricordi di vent’anni fa, quando nella rossa terra dei tortellini e della solidarietà ritrovavo la realtà rivelata dai miei sogni politici. Ricordi che fanno capolino quando, un mese e mezzo fa, subito dopo l’uscita di senza targa, Paola Bottero e io siamo contattati dagli organizzatori della Festa nazionale del Pd, cioè la Festa dell’Unità con un nuovo marchio. Vogliono che andiamo a parlare del nostro libro, dei dodici apostoli della buonavita calabrese che si oppongono alla malavita. A differenza di altre richieste rispondiamo subito di sì, senza pensarci più di tanto: c’è la curiosità e un pizzico di nostalgia per l’atmosfera festaiola tipo pane salsiccia e bella ciao.
L’appuntamento è per sabato 1 settembre, nella sala i “Cento passi”, ore 21 e 30. Dall’albergo viene a prenderci in auto un giovane volontario: l’area della festa, il “campovolo”, è lontana circa tre chilometri. Nei vari ingressi altri volontari, altri “compagni”, giovani e anziani, reggono l’organizzazione in modo perfetto. Appena dentro ritrovo l’atmosfera, l’allegria e la passione di tanti anni fa. È moderna, la festa. Ma è anche antica. I ristoranti sfornano tortelli sublimi, il servizio dei “compagni” volontari è impeccabile.
Raffaele Leone, che si occupa di noi e degli altri due ospiti della serata, il vicepresidente della Commissione antimafia Luigi De Sena e il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ci spiega che il suo circolo del Pd, il secondo di Reggio Emilia, ha mobilitato 150 volontari per far funzionare uno dei nove ristoranti della festa (oltre a decine di punti ristori). I volontari, in tutto, sono migliaia. Commentiamo che ci sono intere aree d’Italia in cui il Pd non riesce a mobilitare 150 persone per assistere a un dibattito politico, altro che servire ai tavoli e lavare i piatti. Qui il Pd è com’era il Pci una volta, come se un miracolo avesse preservato almeno in parte quel grande partito e la sua organizzazione.
Ma qui è stata preservata anche l’essenza di quel grande partito, e ce ne rendiamo conto quando inizia la serata dedicata a “senza targa”. I “compagni” vogliono sapere, la gente seduta vuole ascoltare, anche fuori dalla sala si forma un capannello. Ci spiegano che di ‘ndrangheta, di brillanti operazioni, di piovre che inquinano il mare con il loro inchiostro malato, d’infiltrazioni, di holding del crimine, di picciotti di sgarro e santisti, di narcotraffico e pezzi di economia incancrenita ne hanno sentito parlare e ne parlano in continuazione. Sanno cosa fa la magistratura, cosa fanno le forze dell’ordine: vogliono sapere cosa fa la gente calabrese. E noi proviamo a spiegarglielo.
Il senatore De Sena racconta di imprenditori che resistono e che lo Stato non deve lasciare soli, racconta di quel ragazzino che, alla domanda “cosa vorresti per il tuo paese”, rispose: “vorrei che andasse via la caserma dei carabinieri”. E Paola racconta che proprio per entrare nella testa di quel ragazzino che è stato scritto “senza targa”. Perché la battaglia sul fronte culturale in Calabria è agli antipodi. Perché chi vuole comunicare un messaggio di legalità non si preoccupa di ascoltare il territorio, e allora quel messaggio non lascia seme, inaridisce subito. Perché ci concentriamo sull’inchiostro e non vediamo il mare che è in grado di disperdere quell’inchiostro. “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva un grande sacerdote reggino. Pastori giusti, pastori che la gente sappia riconoscere. Mario Congiusta, Liliana Carbone, Patrizia Prestia, Mary Monteleone, Matilde Spadafora Lanzino, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile, Gaetano Pisano, Romano De Grazia, Mamma Africa, Carolina Girasole: pastori che “senza targa” ha voluto raccontare.
E, come nel caso di Carolina Girasole, hanno avuto la possibilità di raccontarsi a Reggio Emilia. Il sindaco ha parlato della sfida e della solitudine di chi, in Calabria, fa del rispetto delle regole la misura della propria azione amministrativa. Rispetto delle regole che diventa uguaglianza dei cittadini, giustizia, possibilità di sviluppo. Rispetto delle regole che diventa anche una sfida alla cosca che impera su quel territorio: restituire alla collettività i beni e i terreni confiscati al clan Arena, è uno dei punti di non ritorno del mandato da sindaco di Carolina Girasole.
Un deputato emiliano, Maino Marchi, spiega come la politica (da quelle parti, certo) si stia attrezzando per evitare che le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliana diventino ancor più pericolose, ora che in ballo c’è la ricostruzione post-terremoto. Alla fine del dibattito si avvicinano tante persone, c’è chi vuole una dedica nel libro e c’è chi vuole continuare a parlare dei calabresi della buonavita. E, soprattutto, ci sono tanti di quei “compagni” dell’altra Reggio, chi cuoco, chi idraulico, chi elettricista, chi avvocato, chi docente universitario, che ci chiedono di venire in Calabria, a sostenere la buonavita, magari organizzando una festa, una manifestazione, magari facendo del volontariato dove serve. “Sindachessa, l’aiutiamo noi a cambiare Isola Capo Rizzuto”, dice uno con i baffoni che serve al carrello dei dolci, mostrandoci “senza targa” stretto in una mano: “qui ci sentiamo tutti calabresi”. Magari si sentissero davvero calabresi tutti quelli che in Calabria ci vivono, penso per un attimo.
Torre Melissa, il canto di libertà dei calabresi “senza targa”
Nella terra dei martiri della libertà e del mare incontaminato le emozioni di una serata speciale con Carolina Girasole, Romano De Grazia, Mario Congiusta, Marisa Garofalo e il prefetto di Crotone Vincenzo Panico. Tantissima gente per incontrare alcuni degli apostoli della buonavita di Calabria
di Alessandro Russo per scirocconews.it
Torre Melissa, nel Crotonese, è un borgo che racconta ogni giorno del suo mare con la bandiera blu, che è il mare calabrese di una volta. Racconta della sua gente, che è la gente calabrese di una volta, della sua storia, che è intrisa delle lotte contadine e dei suoi martiri, della ricerca di pane e libertà, di dignità e uguaglianza. Torre Melissa è “senza targa”, non ha bisogno di autodefinirsi per esistere: è Calabria vera, è cuore vero, è gente vera, come Gino Murgi, un sindaco che è l’incarnazione di quella “P” maiuscola che si pretende dalla politica, come Tiziana Selvaggi, che opera nel mondo dell’informazione e della cultura con passione civile e determinazione. Gino e Tiziana hanno voluto che “senza targa”, il libro scritto da Paola Bottero e da me, fosse presentato nella cornice della torre aragonese che sovrasta il borgo e la costa, con alcuni dei suoi “dodici apostoli”. E così, sotto le stelle e sotto la torre, Paola e io ci ritroviamo con un pezzo della buonavita calabrese che abbiamo raccontato: Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto che sottrae pezzi di territorio alle cosche con una politica mirata sui beni confiscati; Romano De Grazia, giudice, padre della “legge Lazzati” che vieta la propaganda elettorale ai mafiosi; Mario Congiusta, papà di Gianluca ucciso dalla ’ndrangheta e punto di riferimento delle lotte per la legalità; Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, giovane coraggiosa alla quale i meccanismi disumani dell’uomo hanno tolto la vita e i meccanismi disumani dell’informazione hanno tolto il nome, classificandola come la “donna sciolta nell’acido”.
Tra i relatori, e questa è la prima sorpresa, troviamo il prefetto di Crotone, Vincenzo Panico. Il prefetto è in sé “sorprendente”: è la prima volta che vedo un massimo rappresentante dello Stato sul territorio parlare a quattr’occhi e senza problemi con i comuni cittadini. Li sa ascoltare. Ho subito l’impressione che Panico sia tra i pochi ad abbattere le barriere tra l’istituzione e la gente, a essere un punto di riferimento vero, in carne e ossa, non dietro le carte bollate. “Sento che è importante essere qui questa sera”, spiega semplicemente quando gli si fa notare che non è usuale che un prefetto partecipi da protagonista alla presentazione di un libro.
La seconda sorpresa è la gente, tanta, tantissima. Centinaia. I posti a sedere a un certo punto non bastano. Le prime uscite di “senza targa” sono state fortunatissime, ma a Torre Melissa ci avevano avvertito: da queste parti le presentazioni di libri, anche quelli di scrittori famosi, non coinvolgono più di quaranta persone. E invece la regola viene infranta: come è successo in altri luoghi, Viterbo, Reggio, Locri, tantissime persone hanno colto il messaggio. Il libro non promuove se stesso, promuove la buonavita di Calabria, questi eroi del giorno dopo giorno, spesso con un’immensa ferita dentro, che ci restituiscono un po’ di coraggio e un po’ di speranza.
Seduto davanti a tanta gente, ascolto Gino che racconta la voglia di non voltarsi dall’altra parte di un paese che è considerato quasi un’oasi in una Calabria violenta. Ascolto Tiziana, che con leggerezza e profondità dirige le voci del dibattito. Ascolto Carolina Girasole, che ha scelto la via scomoda della legalità senza deroghe come punto di non ritorno dal quale può nascere il cambiamento. Ascolto Marisa Garofalo, che con una semplicità che arriva dentro l’anima racconta di Lea, della sua vita che l’acido non è riuscito a sciogliere. Ascolto Romano De Grazia, che cattura la platea con la sua cultura che diventa popolo attraverso l’ironia, i suoi aneddoti, il suo dolore e la sua voglia bambina di cambiare il mondo. Ascolto Mario Congiusta, la sua rabbia verso la politica che non dà risposte e la testardaggine di chi non si arrenderà mai. Ascolto Paola, la sua voglia di raccontare il mare e non solo l’inchiostro spruzzato dalla piovra, il suo dichiararsi colpevole per Lea, per Gianluca, per non aver fatto tutto quello che avrebbe potuto fare per cambiare il proprio tempo. Ascolto il prefetto Panico e penso che, sì, lo Stato può davvero, quando vuole, scorrere nelle vene del proprio territorio e dei cittadini che lui rappresenta.
Ascolto Torre Melissa, gli interventi dei suoi cittadini. Ascolto il canto che viene dalla torre aragonese, alle nostre spalle. È un canto di contadini, di libertà, di rabbia. È il canto di quei martiri che nel 1949 furono uccisi perché pretendevano un futuro migliore nella propria terra. È un canto “senza targa” che, sessantatré anni dopo, è il canto di Mario, Marisa, Carolina, Romano e di tutti gli altri protagonisti della buonavita calabrese. Può diventare il canto di tutti noi.
A Reggio Calabria in scena la buonavita
Il contest estivo ha ospitato la nuova uscita di sabbiarossa ED
di Josephine Condemi per strill.it
“Una sera, sulla spiaggia a pensare, vedo un animaletto vicino a me…subito penso ad uno scherzo, poi mi accorgo che queste ombre sono tante, e capisco che sto assistendo ad una schiusa di tartarughe marine… mi avevano spiegato che per trovare la strada verso il mare seguono la luna, ma con le luci della strada qualcuna aveva già perso l’orientamento… ho messo i piedi nell’acqua e ho puntato la torcia che avevo con me su di loro. Sapevo che forse, dopo 20 anni, qualcuna di quelle tartarughe sarebbe tornata a deporre le uova su quella spiaggia in cui era nata. Insomma, ho capito che dovevo fare la luna bugiarda…” : così Patrizia Prestia ha fondato nella Locride “la Gurfata, un gruppo di artisti di strada che dal 1997 cerca di reinserire minori coinvolti in attività criminose, tanti ragazzi verso la libertà del verbo potere: posso rimanere qui senza compromessi, posso vivere, posso testimoniare…” Così come testimonia Prestia nella serata di Tabularasa dedicata alla Calabria della buonavita, quella che, ha sottolineato Paola Bottero, “è fatta di persone che raccontano storie quotidiane senza clamori, senza targhe”… E “Senza targa” è il titolo del libro di Bottero e Alessandro Russo presentato a Tabularasa: “non c’è bisogno di etichette, di dire ‘qui la ‘ndrangheta non entra’ per impegnarsi” ha evidenziato Russo “Come non è vero che non esistono i lati negativi: se dobbiamo raccontare questa terra, raccontiamola a tutto tondo”. Dei dodici apostoli raccontati nel volume ( Don Giacomo Panizza, Norina Ventre-mamma Africa, Carolina Girasole tra gli altri) anche Mario Congiusta, padre di Gianluca, assassinato a Siderno nel 2005: “io non ho nulla di bello da raccontare, la mia giornata si apre con l’angoscia… cerco di denunciare le cose che non vanno affinché ciò che è successo a mio figlio non succeda più a nessuno… Non sono un apostolo, un eroe, ho fatto solo il mio dovere di padre. Non pretendo di avere la verità in tasca, ma quando ho sentito il giudice Morosini da questo palco affermare che il 41 bis è disumano, mi chiedo: è più disumano il 41 bis o uccidere? Io sono disposto a meditare, ma venga Morosini il 21 marzo, giornata della memoria, a riflettere con almeno 700 familiari di vittime, insieme a chi lo ha subito il torto, cioè famiglie intere… chi commette reato lo mette in conto il 41bis, io non ho mai messo in conto di diventare padre di una vittima di mafia! gli unici condannati a fine pena mai siamo noi familiari!” Alla veemenza e alla tristezza di Congiusta fa da contraltare lo stile di vita di Prestia, che ha deciso di “ridere almeno 15 min al giorno: Pier Paolo Pasolini diceva che chi è derubato e piange ha perso qualcosa, chi è derubato e ride ha rubato qualcosa al ladro”… complementari, perché entrambi insofferenti nel sentire i soliti appelli ai giovani: “finiamola con questa cosa che sono i giovani a dover cambiare le cose!” ha sottolineato Congiusta “La nostra è una generazione di falliti perché quello che ha ricevuto di positivo lo ha consegnato in negativo. Io stesso ho cominciato a gridare quando hanno ammazzato mio figlio… prima, non ci si costituiva parte civile… Se noi, quelli della nostra generazione, riusciremo a rendere questa regione uguale alle altre, e i ragazzi vorranno rimanere, che lo facciano, ma che nessuno cerchi di costringerli caricandoli delle nostre responsabilità! ” Prestia fa eco: “noi siamo il presente, dobbiamo dire ai ragazzi che gli adulti sono qua! Io non penso che siamo in grado di cambiare le cose, ma di fare in modo che le cose non cambino noi, facendo con gioia quello che ci fa stare bene, sì”. E aggiunge: “in 20 anni di attività, ho conosciuto tantissimi ragazzi. Chi se n’è andato, chi è rimasto, chi ha continuato a fare il delinquente… ma tanti sono adulti diversi, che hanno capito il confine tra lecito e illecito, un confine che spesso qui non si riesce a vedere…” Come non si riesce a vedere la buonavita: “i lati negativi, la ‘ndrangheta, sono come un polpo che sprizza inchiostro, così sembra che il mare sia tutto nero” ha concluso Paola Bottero “Ma non è così. E noi siamo innamorati del mare…” Naturalmente (e culturalmente) frontiera.